'A voce d''a ggente

Copertina2

Prefazione di: annamaria amitrano - universita' di palermo

Dedico questo mio scritto ad Angelo Calabrese, alla sua sorridente bonomìa, alla sua cultura, al suo senso dell’arte come linguaggio omnicomprensivo, il cui scopo era quello di emozionare… o, ancora di più, di coinvolgere nelle emozioni: arti visive, arti  concrete, poesia, letteratura, storia, mitologia; un insieme da spiegare per far comprendere esperienze, invenzioni, sperimentazioni utili ad accrescere sensibilità personale e conoscenza individuale della realtà; e così, oltre la superficie, aldilà della percezione sommaria, alla ricerca del significato più intimo della comunicazione estetico-valoriale. 

Questo CD, di fatto, raccoglie, ultimo tra i suoi interventi, l’eredità del suo cuore e della sua passione a parlare è l’intellettuale che se torna alla lingua delle origini, al dialetto, sonoro sulla musica iterata e terragna di Giuseppe Licciardi, lo fa per dare voce alla gente che denuncia una terra violata dalla “munnezza”; luogo insozzato dall’indifferenza e dalla corruzione, avida, maleodorante, senza etica. 

In piena crisi della presenza, il Paese non è più né “ggentile” né “cùrtese”; e se vi sarà salvezza, essa sarà nelle tracce della memoria e della tradizione; perché - ce lo dice Calabrese nel brano che apre simbolicamente la raccolta -: “Ce’ steva dimane”, solo con il ritorno all’antico, si potrà progettare un futuro possibile. 

del resto, in terra vesuviana, da sempre, l’uomo, in debito con quella “Montagna” che, insieme, lo atterrisce e lo nutre; cerca una sua redenzione: il peccatore invoca la la Mamma Schiavona, nera come la polvere da’ Muntagna, il Vesuvio; sicché, nellagiornata della Festa al Castello,  la Madonna delle Paranze, accetta la preghiera di promessa e di speranza che il popolo devoto Le volge, mentre la vallata dà eco al canto tradizionale della “pizzica”.

Degli 11 brani, qui raccolti e musicati tutti da Giuseppe Licciardi, 5 sono di AngeloCalabrese e 5 di Giuseppe Licciardi; in più Calabrese scrive il recitato di apertura e di chiusura. Va detto, però, che la varietà dei testi, nulla toglie alla uniformità della lettura degli Autori che si muove, univoca, nel narrare una Storia “dal basso”; storie di vissuti che faticano a liberarsi dal “fumo nero”e dalla “mano cattiva”; storie intrise di miseria e
di emarginazione; oppure vissuti che pretendono, nonostante tutto, la dovuta attenzione: sia essa la voce che intesse d’amore il mare libero intravisto dalla finestra di una cella ; oppure la voce dei “diseredati”: ladri, drogati, omosessuali, guappi, camorristi, che pur nel Male, reclamano un segno d’umanità.

Del resto, quando si convive con il malessere, il degrado e con la cancrena dell’illegalità, anche la morte può essere ironicamente irrisa, perché se spaventa il ricco, non colpisce il povero che muore “felice e senza niente”. 

Dunque, poesia e canto, sono qui inequivocabilmente testimoni di un “mondo alla rovescia”, dove tutto può accadere. Accade, ad esempio, che “l’uomo cattivo”, dimentico del fuoco della vita donato agli uomini dalladisobbedienza divina di Prometeo, lo usi addirittura per bruciare la Montagna, custode sacra della sua vita e della sua appartenenza; oppure accade che nel territorio, (senza Stato) governi la cupidigia di “Pulicane”; oppure, che nel rione, caro alla giustizia del Sindaco di Eduardo, spadroneggi “Nase ‘e cane”, atroce e tetro nella sua giustizia ingiusta.

Il vero è che c’è “chi s’abboffa” e chi nun magna/chi è bravo e chi è ccanaglia”.In altri termini, concludono gli Autori, esiste un altro mondo, quello dei vinti, dominato dal fato e dalla fortuna; mondo dove non c’è altra scelta se non quella di una cinica sopravvivenza.

Questo CD, nel denunciarne di fatto l’esistenza, richiama, con forza, l’odierna società, colpevole di indifferenza, al doveroso e virtuoso interesse verso chi, “senza voce”, abita, ancora oggi, senza riscatto, disuguaglianza e sopraffazione.

Infine, al cospe tto di questo ulteriore prodotto dell’Accademia Vesuviana di Tradizioni Etnostroiche che, da oggi, in segno di omaggio per il suo Direttore porta il nome di Angelo Calabrese, mi piace volgere un ringraziamento a Biagio Esposito per avermi permesso di onorare con queste povere note, la memoria di un caro amico, che con la sua affettuosità, ha sempre reso piacevoli i miei rientri napoletani.

TITOLI & AUTORI 


01 Ce steva dimane (A.Calabrese) Recita Liliana Palermo  / Ce steva na vota (G.Licciardi) Canta Consiglia Licciardi
02 Tarantella di Monte Somma (G.Licciardi) Musicale  / ’A pizzica ’e Castiello (G.Licciardi) canta Peppe Licciardi
05 Mamma schiavona (A.Calabrese - G.Licciardi) Canta Salvatore Minopoli
06 ’O ffuoco (A.Calabrese - G.Licciardi- A.Iovino) Canta Pino Iove
07 Tammurriata d’ammore (A.Calabrese - G.Licciardi) Canta Consiglia Licciardi e Lello Giulivo
08 Che d’è ll’ammore (A.Calabrese - G.Licciardi) Canta Adriana Larusso
09 ’E vvoce d’ ’a ggente (A.Calabrese - G.Licciardi) Canta Pino Iove
 10  Senza naso (G.Licciardi) Canta Lello Giulivo
 11  Uno e ddoje (G.Licciardi) Canta Maria Teresa Vargas  /  E mmo m’ ’a squaglio (A.Calabrese) recita Liliana Palermo

cREDIT

ARRANGIAMENTI E PREPRODUZIONE: PEPPE LICCIARDI 

CHITARRA CLASSICA, GIBSON GUITAR, NACCHERE, MARRANZANO: PEPPE LICCIARDI 
MANDOLINO E MANDOLA: SALVATORE ESPOSITO 
CHITARRA BATTENTE: GIovanni DELL'AVERSANA 
FENDER STRATOCASTER: MARIO SELLITTO 
VIOLINO 1: MICHELE GAUDINO 
FISARMONICA E VIOLINO 2: VITTORIO CATALDI 
ORGANETTO POPOLARE, TAMMORRA SOMMESE, POUTIPOU: ANTONIO IOVINO
FLAUTO E OTTAVINO: MIMMO MAGLIONICO 
BASSO: PEPPE QUIRITI 
TAMBURI A CORNICE: EMIDIO AUSIELLO 
BATTERIA ED EFFETTI: FRANCESCO LIUZZI 

REGISTRATO ALLA SALETTASOUND DA GUIDO CUSANO 
REVISIONE ORTOGRAFICA DEI TESTI IN NAPOLETANO: NAZARIO NAPOLI BRUNO

Ritualia Edizioni